È un posto del mondo dove il popolo dei nomadi, i loro costumi, le tradizioni ancestrali, e gli sconfinati paesaggi naturali sono rimasti quasi come al tempo di Fra Giovanni e di Guglielmo de Rubruk. Abitano ancore nelle ger, gli uomini e le donne percorrono ancora con le loro grandi mandrie lìmmensità della steppa, il latto di giumenta "airag" è tuttora la loro bevanda quotidiana, le loro feste sono legate alla terra, agli spostamenti delle mandrie, alle tradizioni nomadi.
Qui lòspitalità è un piacere innato e non un dovere, qui nei secoli non sono cambiate le sue regole di vita e tutto appare con dimensioni diverse, quasi senza tempo.
VITA DEI NOMADI
Circa la metà dei suoi 2,5 milioni di abitanti vivono nelle gher, le tende tradizionali. Ci sono 390.000 allevatori di bestiame che si occupano di quasi 30 milioni di animali domestici. Sono tutti semi-nomadi e spostano la loro gher e gli animali parecchie volte all'anno. La norma è quella di muoversi a maggio e in ottobre, alla ricerca di pascoli migliori, dell'acqua e di un clima meno rigido.
Il cavallo è ancora oggi il mezzo di trasporto preferito. Il cammello è il cammello bacteriano, con due gobbe. È lui che porta gli oggetti, i pesi, la gher smontata. Questo animale è in grado di resistere alle temperature più estreme, sia al freddo che al caldo, senza bisogno di acqua, per molti giorni.
La gher mongola ha una storia antica di 2500 - 3000 anni. La gher è una grande tenda di feltro ricoperta di un telo bianco. Essa si incontra in qualsiasi parte della Mongolia. Essa è così caratteristica da essere diventata un simbolo del paese. La maggior parte dei mongoli vive ancora nelle gher, anche nella periferia di Ulaan Baatar. La tenda mongola può sembrare piccola, ma la parte interna è spaziosa, resiste ai forti venti ed è molto confortevole.
CULTURA
I risultati scientifici delle ricerche archeologiche dimostrano che le radici dell'arte e della cultura mongola derrivano dai tempi preistorici.
L'arte e la cultura dei mongoli trasmettono il sapore delle tradizioni, delle abitudini di vita nomade profondamente legate a quelli degli animali. L'urbanizzazione non è riuscita a scalfire le antiche tradizioni che continuano a sopravvivere nelle steppe.
La pittura, la musica e la letteratura della Mongolia risentono assai delle influenze dello sciamanismo, del buddhismo tibetano e del carattere nomade della popolazione. Le danze tsam, eseguite per esorcizzare gli spiriti maligni, si basano sul nomadismo e sullo sciamanesimo.
La musica tradizionale e il belli arti sono molto ricchi e caratterizzano uno stile unico che può essere trovato soltanto in Mongolia.
LINGUA MONGOLA
Il mongolo, la lingua ufficiale, è di ceppo uralo-altaico, di cui fanno parte anche il finnico, il turco, il kazaco, l'uzbeco e il coreano. Esistono anche diversi dialetti, tra cui il tsaatan, il dariganga, il durvud. A ovest nella provincia di Bayan Ulgii la lingua parlata è il kazako.
La scrittura tradizionale mongola è di origine Uigura, è stata sostituita nel 1944 dall'alfabeto cirillico russo.
Oggi si torna a studiare accanto a questùltimo anche il vecchio alfabeto.
TSAGAAN SAR (IL CAPODANNO LUNARE)
È la maggiore celebrazione del capodanno lunare, della fine dell'inverno e dell'inizio della primavera. Tsagaan Sar significa letteralmente "luna bianca", perchè il bianco per i mongoli è il colore che simbolizza la purezza e la felicità.
La festa dura per tre giorni in gennaio o in febbraio, a seconda del caledario lunare.
Bituun è l'ultimo giorno del vecchio anno, mentre alla vigilia del nuovo anno, tutte le famiglie si riunicono nella casa della persona più anziana.
È uso scambiarsi lo Zolgokh, un saluto particolare rivolto dai giovani verso gli anziani. Si và anche a visitare le gher di tutti i parenti e degli amici, oltre a sostare nei monasteri buddisti.
NAADAM (IL FESTIVAL NAZIONALE)
L'evento più importante dell'anno mongolo è il festival di Naadam che ha luogo in luglio a Ulaan Baatar. La cerimonia di inaugurazione del Naadam è la festa che unisce lo sport, le tradizioni, i costumi e l'arte. La festa del Naadam è nota anche come Eryn Gurvan Naadam "il Gioco dei Tre Uomini". Questo nome deriva dai tre sport maschili: il wrestling "bukh", il tiro con làrco e la corsa dei cavalli. La lotta è la parte più spettacolare: vi partecipano contemporaneamente oltre 500 lottatori. Anche la cavalcata attira un numero enorme di cavalli e cavalieri: essi possono arivare fino a 1000.
CUCINA TRADIZIONALE
La dieta mongola è condizionata dal modo di vivere. Gli ingredienti principali sono il latte, i latticini e la carne (sempre è stato unìngrediente importante dellàlimentazione mongola) serviti in vari modi. Le bevande preferite sono il tè con latte e sale; l"airag" - latte fermentato di giumenta, viene usato in modo quotidiano e servito alle nozze, alle feste grandi ed alle cerimonie importanti.
ARTE
Essendo un popolo nomade i mongoli hanno sviluppato una particolare propensione per la tradizione orale, la musica, il canto e la danza. Numerose cronache, tra le quali ci sono quelle di Giovanni da Pian di Carpini, Rubruk, Marco Polo, Ibn Battuta, Juvaini, ci trasmettono testimonianza della grande attenzione riservata dai Mongoli alla musica ed al canto, e danno notizia delle numerosissime occasioni nelle quali queste prendevano posto nella loro vita.
Gran parte dell'arte tradizionale è di natura religiosa ed è fortemente legata all'arte tibetana. Questo ha comportato la penetrazione delle immagini elaborate dallàrte religiosa tibetano che, anche se in parte hanno mantenuto il carattere originario, sono state oggetto di modificazioni stilistiche dovute al gusto locale.
KHOMII
Chiunque abbia ascoltato non può non esserne restato entusiasta ad ammirato. Si tratta di un canto tipico della Mongolia Occidentale e della repubblica di Tuva (Russia). Il khoomii consiste nella capacità di emettere, con la voce, almeno due toni simultanei, uno basso e cavernoso ed un secondo canto, simile ad un trillo modulato che può ricordare un flauto. Originariamente era legato ai canti dedicati agli spiriti, poi divenuto un genere autonomo.
URTIIN DUU
Canto lungo, è caratterizzato dai ritmi lenti, linee melodiche lunghe con lunghi intervalli evocanti la vasta steppa. Urtiin duu ha unàntichissima tradizione e risale ai tempi dellìmpero. Si tratta generalmente di melodie nostalgiche che parlano dellàmore per la propria terra, per la natura o per la vita di tutti i giorni.
Contorsionismo
È un'arte tradizionale antico. Inizialmente veniva praticato durante le danze religiose di Tsam, più tardi si è sviluppato come unàrte indipendente
Pittura "Thanka"
Gli Unni avevano sviluppato questo modo di pittura e nel corso di molti secoli essa assunse, perfezionandosi, le caratteristiche di una forma dàrte a sistante. Le Thangka, grandi tele raffiguranti soggetti religiosi, sono generalamente collocate allìnterno dei monasteri, sugli altari domestici o spiegate allàperto durante particolari cerimonie. I colori sono ottenuti da sostanze minerali e vegetali quali il cinabro e la lacca per il rosso, làzzurite e lìndaco per il blu, la malachite per il verde, la polvere di carbone per il nero, ecc., quelli dòrigine minerale devono essere emulsionati con colla animale.
L'abito tradizionale "Deel"
"... Gli abiti degli uomini e delle donne hanno la stessa foggia. Non usano mantelli, cappe o cappucci, nè pelli ma indossano tuniche di bucherame, porpora o baldachino così fatte: sono aperte da cima a fondo e si sovrappongono sul petto; sul lato sinistro sono tenute insieme con una cinghia, sul destro con tre e sono aperte sul lato sinstro fino alle braghe" [Fra Giovanni di Pian di Carpine, Historia Mongalorum, 1245]. La gente comune di campagna indossa ancora oggi questo tipo di abbigliamento, solo leggermente diverso da quello descritto nell'Historia Mongalorum. Ogni persona possiede diverse varianti da utilizzare secondo le stagioni e le occasioni.
Gli stivali tradizionali "Gutul" sono alti, fatti di cuoio spesso, con la punta curvata in su verso l'alto per motivi religiosi. Nella maggior parte dei musei di Ulaanbaatar e delle provincie sono esposti i vestiti tradizionali della zona.
RELIGIONE
OVOO:
Il simbolo più evidente dello sciamanismo è &lgrave; "Ovoo". L'"Ovoo" è un cumulo di pietre, di legna e di sciarpe di seta blu. È di forma piramidale, eretto in cima alle colline o alle montagne dove si riteneva che si riunissero gli spiriti della natura. Ancora oggi i pastori nomadi ed i viaggiatori invocano la protezione di queste potenze. L'ovoo è un luogo sacro. In segno di rispetto si cammina intorno ad esso per tre volte in senso orario, si fanno delle offerte e si esprime un desiderio.
SCIAMANISMO:
La forma religiosa originamente diffusa era lo sciamanesimo, che ben esprimeva il particolare rapporto dellùomo con la natura nelle sue molteplici forme. I mongoli credevano negli "ongod", spiriti degli antenati e nelle forze che presiedevano a tutte le manifestazione del mondo animale e vegetale dal cui controllo derivava la loro possibilità di sopravvivenza.
Dal particolare culto per il sole, la luna, il fuoco e làcqua, concepiti come essere animati e venerati per ottenerne la protezione, derivava una serie di prescrizioni e divieti che influivano profondamente sulla vita quotidiana.
All'epoca di Genghis Khan lo sciamanesimo era il culto dominante, ma anche adesso viene ancora praticato dalle etnie del nord - gli Tsaatan, i Darkhad, gli Uriankhai ed i Buriati.
BUDDHISMO:
La grande tolleranza religiosa dimostrata da Genghis e dai suoi successori, sancita dalla di "Yassak", la Legge Principale, ha dato origine a forme di sincretismo religioso in cui il buddismo tibetano e sciamanismo si fondono armoniosamente. Il lamaismo ha aperto la via della meditazione neutralizzando lo spirito guerriero e favorendo il formarsi di maestri che sono riusciti ad eguagliare i grandi lama tibetani.
Nel XIII secolo, durante del regno di Khubilai Khan, il Buddismo fu dichiarato religione di stato e dal secolo XVI esso si espanse in tutta la Mongolia come "religione dei berretti gialli". Nello stesso periodo iniziò la costruzione dei tanti monasteri in tutta la Mongolia.
Nel 1921 la communità buddista in Mongolia contava 110 000 lama (un terzo della popolazione maschile) nei 700 monasteri.
Nella prima metà del XX secolo ebbero luogo numerose epurazioni dei monaci. La maggior parte dei monasteri fu distrutta. Ne rimasero solo 4 - GANDAN TEGCHILEN, AMARBAYASGALANT, ERDENE ZUU, SANGIIN DALAI. Negli stati riaperti 150 monasteri.
Monasteri mongoli: GANDAN TEGCHILEN, AMARBAYASGALANT, ERDENE ZUU, SANGIIN DALAI, BALDANBEREEVEN
ALTRI:
altre religioni sono: i musulmani sono le popolazioni kazake (provincia di Bayan Ulgii) che costituiscono 6% della popolazione totale. Ci sono piccoli gruppi dei cristiani, protestanti e cattolici.